Il vino biologico, per ottenere la certificazione, deve rispondere a requisiti fondamentali. Le prime riguardano le uve da cui deriva, che devono essere certificate come provenienti da agricoltura biologica. Le seconde riguardano la vinificazione e il suo contenuto in determinate sostanze.
Per essere in regola con queste normative, le cantine accettano una serie di restrizioni nell’utilizzo di determinate pratiche enologiche e nell’impiego di sostanze coadiuvanti durante la vinificazione. Il quantitativo di anidride solforosa nei vini biologici è stato uno degli argomenti più dibattuti ed ha portato alla decisione finale da parte della UE di porre i limiti di solforosa totale per i vini biologici rossi secchi a massimo 100 mg/l, mentre per i bianchi secchi potrà essere al massimo di 150 mg/l. Questi valori suonano alti per i vini Italiani, che risultano, grazie anche alle condizioni climatiche più favorevoli alla coltivazione della vite nel nostro Paese, in massima parte già all’interno di questi standard a prescindere dalla loro certificazione biologica o meno.
L’azienda vitivinicola deve munirsi di una certificazione di conformità da parte di un ente certificatore riconosciuto. Nell’ambito di questi limiti ed in conformità alle disposizioni imposte dalle normative, ogni produttore biologico certificato potrà comunque seguire la propria specifica condotta e il proprio stile di produzione, utilizzando le pratiche agronomiche ed enologiche più rispondenti al proprio concetto personale di “agricoltura sostenibile”.
In arrivo a breve sul nostro e-commerce una serie di vini biologici: Pecorino, Passerina, Cerasuolo...