Come abbiamo già scritto, non si conosce un vera e propria data di inizio di produzione del vino ma possiamo affermare che i primi rudimentali "vini" venissero prodotti in Europa da Greci, Romani ed Etruschi.
Possiamo anche scrivere che furono i Francesi i primi a comprendere le potenzialità commerciali di questa bevanda, iniziando ad esportarla in tutto il mondo già secoli fa.
Innanzi tutto e bene distinguere i vitigni cosìdetti "autoctoni" da quelli chiamati "internazionali":
Autoctono è un composto delle parole greche autòs (= stesso) e chtòn (=suolo, terra). Un vitigno autoctono perciò possiede uno stretto legame con il territorio nel quale è impiantato. Esso viene utilizzato per la produzione di vino nella stessa zona geografica ritenuta d’origine del vitigno stesso. Prima di fornire una risposta a completa è necessario fare un piccolo passo indietro e parlare di vocazione:
I vitigni internazionali, al contrario, sono quelli che hanno conosciuto una diffusione a livello mondiale. Sono soprattutto i vitigni francesi (Merlot, Cabernet, Chardonnay, Sirah, etc.) ad aver conosciuto questi livelli di diffusione, solo alcuni casi singoli (come il Riesling) provengono da altre zone. Generalmente i vini che se ne ottengono sono abbastanza caratterizzati dalla tipologia di terreno e dalle condizioni climatiche della zona di coltivazione delle uve, per cui un Cabernet californiano è ad esempio chiaramente riconoscibile da uno della zona di Bordeaux o del Nord-Italia.
Oltre ad i sopra elecanti vitigni, quanti altri ne conoscete?
Scorpiamone alcuni meno usuali:
- Pinotage: è il vitigno autoctono del Sud Africa per antonomasia. Il Sud Africa è infatti l’unico paese in cui viene coltivato in maniera significativa, anche se vi sono alcuni vigneti sperimentali in Australia, California ed Israele. Il Pinotage è in realtà un incrocio tra Pinot Nero e Cinsaut, creata dallo scienziato Abraham Perold dell’Università di Stellenbosch nel 1925, anche se i primi vigneti produttivi videro la vendemmia solo nel 1943. Con il Pinotage si producono moltissime tipologie di vino, dai vini da tavola più semplici a vini intensi e strutturati, adatti ad un limitato invecchiamento e caratterizzati dalle caratteristiche note di frutti rossi, spezie, cuoio e cioccolato. Il Pinotage è spesso assemblato con il Cabernet Sauvignon e lo Shiraz (Syrah) per ottenere vini di alto profilo, soprattutto nella zona vinicola di Stellenbosch, dove il vitigno ha conosciuto i suoi primi successi. Dal punto di vista agronomico, il Pinotage è una varietà robusta e produttiva, dalle bacche piccole e scure. Cresce bene nelle zone collinari su terreni di media fertilità. I migliori risultati si ottengono con l’allevamento tradizionale ad alberello. E’ caratterizzato da germogliatura precoce e maturazione medio-precoce, tanto che le sue uve tendono facilmente a surmaturare producendo sostanze sgradevoli all’olfatto, che solo con difficoltà possono essere allontanate durante la vinificazione.
- Malbec: è un vitigno a bacca nera originario del Sud della Francia che nell’ultimo decennio ha avuto una rinascita, in gran parte alimentata dal suo successo in Sud America. E’ diventata l’uva l'iconica dell'Argentina, specialmente nei vigneti di Mendoza, portando attenzione e rispetto come nazione produttrice di vino. Il Malbec fu portato in Argentina nel 1853 da Bordeaux e quello coltivato oggi si è evoluto da una selezione massale in un vitigno molto differente dall'odierno Malbec di Cahors. Con un chicco più piccolo ed un grappolo più compatto, produce vino con tannini più maturi ed equilibrati.
- Koshu: è un vitigno a bacca rosa tradizionale del Giappone, dove viene coltivato da più di 1000 anni. Le sue origini sono misteriose, anche se sembra essere giunto in Asia tramite la Via della Seta. Nonostante alcuni sostengano che il Koshu sia autoctono del Giappone, ricerche sul DNA hanno permesso di stabilire la sua discendenza dalla vite europea (Vitis vinifera). Dal punto di vista enologico, il Koshu pone dei problemi rilevanti, in quanto le bucce dei suoi acini sono molto spesse e piuttosto amare, ma proteggono il frutto dalle frequenti piogge primaverili. Il mosto ha un’elevata acidità naturale ma un contenuto zuccherino molto basso, tale da non portare i suoi vini ad un tenore alcolico naturale superiore al 10% vol. La sua principale zona di coltivazione è l’area di Yamanashi sulle pendici del Monte Fuji. Tradizionalmente, il Koshu viene allevato su pergole, anche se i vigneti più moderni sono tutti a spalliera. I vini del Koshu sono noti per la loro leggerezza, la mineralità e i sapori fruttati di pesca bianca e agrumi. Tradizionalmente venivano prodotti soprattutto vini dolci, ma al giorno d’oggi si punta più su vini secchi, anche frizzanti, utilizzando sistemi come la fermentazione sur lie, che garantisce ai vini maggiore struttura ed intensità olfattiva.
- Longyan: questo vitigno a bacca bianca è originario della Cina. Il nome significa occhio di drago; i sinonimi sono Czhi-Pu-Tao, Dragon's Eye, Hun-Juan-Sin, Long Yan, Lon Ye, Long Yan, Lounian, Lungyen, Lun Yan, Lungyen, Oeil de Dragon e Ryugan. Per molto tempo è stata considerata identica alla varietà giapponese Ryugan. Tuttavia, le descrizioni morfologiche sono diverse. Questa varietà è stata un partner di incrocio delle nuove varietà Xiongyuebai e Zeyu. La vite, a maturazione tardiva e ad alto rendimento, è resistente al gelo. Produce vini bianchi giallo-verdastri, corposi e dal sapore fruttato, adatti alla produzione di spumanti e brandy. La varietà è utilizzata come uva da vino e da tavola. È diffusa nelle province orientali di Hebei, Shandong e Shanxi. Nel 2016 sono stati designati 1.000 ettari di vigneti
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