Con il cambiamento climatico stiamo assistendo sempre più frequentemente a inverni miti. Ciò determina il risveglio anticipato della fase vegetativa che può essere compromessa in modo grave dalle gelate notturne tardive primaverili. Questi fenomeni rischiano di compromettere il raccolto stagionale, e non solo per l'annata in corso.
Quando le viti riprendono il loro ciclo vitale, lo zero termico congela l’acqua contenuta nei germogli, nelle gemme e nelle radici, quindi tale fenomeno potrebbe avere conseguenze gravi anche a lungo termine. Le gelate primaverili sono particolarmente dannose quando le temperature notturne scendono ben al di sotto dello zero. Diventa quindi essenziale per i vignaioli cercare soluzioni per salvare le viti da questa calamità naturale. La soluzione più diffusa, specialmente in Francia, è quella ancestrale dei fuochi tra i filari, a distanza di sicurezza dalla piante. Non è tanto il caldo a salvare i germogli ma soprattutto il fumo che, gradualmente, invade il vigneto alzando leggermente la temperatura.
Con il passare degli anni, si sono sviluppate nuove tecniche alternative (ventilatori, irrigazione), ma il metodo dei fuochi rimane il più spettacolare, con il brillare di migliaia di luci lungo i filari; una tecnica difficile e impegnativa, tramandata da generazioni per cercare di salvare il raccolto.